Di recente, è accaduto qualcosa di molto strano fra i figli dei richiedenti asilo in Svezia.

Fra i figli dei rifugiati infatti si sono manifestati casi allarmanti: alcuni dei bambini sembrano entrare in uno stato di coma, una sorta di disconnessione dal mondo reale.
Questo fenomeno è stato battezzato come “Sindrome della Rassegnazione”, o uppgivenhetssyndrom, in svedese.

A esserne colpiti sono soprattutto i bambini provenienti dai paesi ex-sovietici, dall’ex Yugoslavia, dalla minoranza Yazidi o dalla Siria, e che si trovano in Svezia, in attesa di un permesso definitivo di residenza per loro e la loro famiglia.

La causa infatti di questa strana sindrome sarebbe caratterizzata dal terrore di essere deportati nel Paese d’origine, un terrore così grande da generare una insicurezza esistenziale che rende per loro impossibile continuare a vivere normalmente.

Dagli studi svolti a riguardo, è risultato che questi bambini, pur cadendo in questa sorta di stato catatonico, non hanno alterazioni a livello fisico o neurologico. Nonostante ciò, si presentano immobili, passivi, apatici, in alcuni casi non riescono a mangiare né a bere e non rispondono agli stimoli, come se fossero completamente disconnessi dalla realtà.

Questi sintomi colpiscono bambini e ragazzi, generalmente dai 7 ai 19 anni.

Esistono diversi livelli di gravità e durata della sindrome, che a volte porta questi bambini in uno stato di simil coma e disconnessione dalla realtà anche per anni.

 

Secondo la BBC, la uppgivenhetssyndrom ha riguardato 169 bambini solo tra il 2015 e il 2016 e i numeri sembrano stabilizzati su un centinaio di casi l’anno.

Questo fenomeno, anche se solitamente si pensa che si manifesti, stranamente, solo in Svezia, si è manifestato già in altre parti del mondo dove i bambini e le loro famiglie vivono situazioni similari, come in Australia, presso l’isola di Nauru. Questa piccola isola del Pacifico è diventata infatti una «prigione» per centinaia di rifugiati: le politiche migratorie australiane prevedono il confinamento indefinito, e la mancanza di prospettive ha un impatto devastante sulla salute mentale dei richiedenti asilo. Lo denuncia il rapporto Disperazione senza fine di Medici Senza Frontiere, che raccoglie dati medici indipendenti e mostra che la sofferenza psicologica sia tra le più gravi «mai osservate in tutto il mondo, anche considerando i progetti di assistenza per sopravvissuti alla tortura»..

L’associazione assiste 208 richiedenti asilo e rifugiati a Nauru: di loro 124 (il 60%) hanno pensato di togliersi la vita e 63 (il 30%) hanno tentato il suicidio. A 12 pazienti, adulti e bambini, è stata diagnosticata la «sindrome da rassegnazione».

Fenomeni tutto sommato analoghi sono stati riscontrati anche in periodi storici differenti. Ad esempio, dai racconti dei sopravvissuti, è emerso che nei campi di concentramento nazisti alcuni internati si addormentarono senza svegliarsi più (in mancanza di adeguate cure, chi soffre di sindrome da rassegnazione va velocemente incontro alla morte per disidratazione e denutrizione). Similmente, negli anni Ottanta, alcuni rifugiati laotiani, negli Stati Uniti – anche stavolta adolescenti – passarono lunghi periodi in catalessia per poi morire nel sonno.

Per quanto riguarda la sindrome da rassegnazione sembrerebbe che l’unica cura sia quella di offrire alla famiglia un permesso di soggiorno, e quindi un ambiente sicuro e speranze positive riguardo il futuro.

Non è raro, infatti, che anche una volta ricevuto il permesso, i pazienti di uppgivenhetssyndrom rimangano in stato vegetativo per mesi. Sembrerebbe infatti che solo quando anche l’ambiente familiare guarisce, ottenendo stabilità e speranza , guarisce il paziente.

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Dott.ssa Verdiana Cilona

 

Fonti:

https://www.guidapsicologi.it/articoli/la-sindrome-della-rassegnazione-la-misteriosa-malattia-che-colpisce-i-bambini-rifugiati

https://www.vanityfair.it/news/diritti/2018/12/04/nauru-la-prigione-dei-rifugiati-colpiti-dalla-sindrome-da-rassegnazione

https://www.iltascabile.com/