La musica delle sfere, detta anche musica universale, ebbe origine nell’antichità e continuò a essere seguita almeno fino al XVII secolo, suscitando l’interesse di filosofi, musicologi e musicisti.
Secondo Pitagora infatti, il Sole, la Luna e i pianeti del sistema solare, per effetto dei loro movimenti di rotazione e rivoluzione,produrrebbero un suono continuo, impercettibile dall’orecchio umano, e tutti insieme produrrebbero un’armonia. Di conseguenza, la qualità della vita sulla Terra sarebbe influenzata da questi suoni celesti.
Nel mondo greco il cosmo era quindi paragonato ad una scala musicale, nella quale i suoni più acuti erano assegnati a Saturno e alle stelle fisse.
In seguito, Platone descrisse l’astronomia e la musica come studi gemellati per le percezioni sensoriali: astronomia per gli occhi, musica per le orecchie, ma entrambe riguardanti proporzioni numeriche. Egli, inoltre, appoggiò l’idea di una musica delle sfere nel dialogo La Repubblica, nel quale descriveva un sistema di otto cerchi, ovvero orbite, per i corpi celesti: stelle fisse, Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, Sole e Luna, che si distinguono in base alle loro distanze, al colore, e alle velocità di rivoluzione.L’insieme dei suoni delle sfere celesti forma però un’armonia di indescrivibile bellezza. La musica umana, nella sua limitatezza, cerca di riprodurre in modo imperfetto questa armonia; in questo modo, essa non è soltanto una fonte estetica di piacere, ma anche uno strumento di elevazione spirituale e di conoscenza.
Se ad ogni nota corrisponde un pianeta, tale nota può assumere i significati simbolici (sul piano morale e spirituale) propri di quel pianeta e del metallo ad esso associato (oro per il sole, argento per la luna, ferro per marte, e così via)
Le corrispondenze planetarie delle note sono descritte sin dall’antichità e se ne trovano ampie tracce letterarie nel Medioevo. autori diversi forniscono schemi di associazione tra note e pianeti diversi tra loro; alcuni autori (ad esempio, Plutarco) riportano addirittura più tabelle di corrispondenza planetaria in contraddizione l’una con l’altra.
La scala a sette note (cosiddetta eptatonica) è tipica della cultura occidentale, ma non è condivisa da altre tradizioni musicali. In gran parte del lontano oriente, ad esempio, si impiegano scale a cinque note (pentatoniche), che in Cina prendono il nome di Kung, Shang, Kio, Che e Yu, e che corrispondono ai nostri fa, sol, la, do e re, ma anche nella tradizione cinese si associa a ciascuna nota un pianeta (Saturno a Kung, Venere a Shang, Giove a Kio, Marte a Che, Mercurio a Yu). Inoltre, a ciascuna nota sono associati una stagione dell’anno, un punto cardinale, un elemento, un punto dell’ordine naturale ed una caratteristica morale, secondo lo schema seguente:
L’esecuzione corretta della musica, in questo contesto di corrispondenze, era una garanzia del mantenimento dell’ordine naturale e dell’ordine sociale
L’esigenza di corrispondenze tra gli elementi e le note musicali sembra essere stata avvertita quindi anche nel mondo occidentale; non potendosi utilizzare le note musicali, perché di numero non adatto, si sono prese in considerazione altre entità.
Nel mondo greco, le quattro corde della lira di Apollo corrispondevano ai quattro elementi (la corda più bassa alla terra, la corda di re all’acqua, la corda di sol al fuoco e quella di la all’aria)
È possibile ipotizzare che il numero sette sia stato scelto come ordinatore delle note per il suo valore simbolico. In altri termini, non si può escludere che le note siano sette proprio perché si avvertiva l’esigenza di stabilire una corrispondenza delle note con i pianeti.
la musica occidentale utilizza anche i suoni corrispondenti ai semitoni, a ciascuno di questi semitoni può essere fatto corrispondere un segno zodiacale, secondo lo schema seguente :
do ariete/ re cancro/ re bilancia/ mi capricorno
mi toro/ fa leone/ fa scorpione/ sol acquario
la gemelli/ la vergine/ si sagittario/ si pesci
In seguito, anche scondo Keplero, il punto d’incontro fra geometria, cosmologia, astrologia e musica è rappresentato dalla musica delle sfere. Keplero però superò il modello statico delle sfere di concezione copernicana in favore di un modello dinamico, trasformando le orbite circolari in ellissi che i pianeti percorrono a velocità variabili. Inoltre, attribuì ad ogni pianeta non un singolo suono, ma un intervallo, la cui nota più grave corrispondeva alla velocità minima che il pianeta teneva durante la rivoluzione e quella più acuta alla velocità massima. Il positivista J.Combarieu conclude il suo libro intitolato La Musica e la Magia così scrivendo: « La musica è, per eccellenza, una potenza di seduzione e di incantesimo. Dopo essere stata al servizio dei bisogni più prestanti e immediati dell’esistenza – la fame, la sete, la pace e la guerra, l’amore e l’odio – questa idea trasmigra al dominio religioso dove ispira e regge la poesia lirica; di lì fa scaturire, in una evoluzione senza fine, tutta l’arte profana, i suoi generi, la sua tecnica, le idee associate ai suoi metodi espressivi, il suo ruolo in ogni circostanza della vita politica. Il diffondersi e l’irraggiare della sua azione è riconducibile fino ai giorni nostri nei quali la parola incantesimo non s’applica ormai più a miracoli effettuati nel Cosmo, oggettivamente, ma a quegli altri miracoli di trasformazione spirituale dei quali è teatro l’animo di chi ascolta la musica»
Tutto in perfetto equilibrio con il suo Divino Femminile/FG Radha. Analogamente, la spina dorsale che potremmo comparare al flauto di Krishna che, invece di fori, ai sette chakra che permettono l’affluire dell’energia Kundalini.
Questi sette chakra sono quindi di vitale importanza, però dobbiamo conoscere come possiamo usarli e saperli aprire e chiudere con moderazione.
Il linguaggio della musica è un linguaggio che solo l’anima capisce, ma che l’anima non potrà mai tradurre.
Articolo a cura di Il Percorso Profondissimo
https://musicaclassica-amalia.blogspot.it/2010/09/larmonia-delle-sfere.html
.di Eduardo Mannucci
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