Oggi vorrei parlavi del kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro”, ovvero una pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica che sono stati precedentemente rotti o danneggiati, usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti.
In Giappone, infatti, quando un oggetto il vasellame si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un “vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine”.
Anche se quella del Kintsugi non costituisce propriamente una pratica alla portata di tutti, , tuttavia a contare, non è tanto la possibilità di riparare un oggetto accrescendone la bellezza e il pregio, quanto la filosofia che ne è alla base, secondo la quale la vita consta non soltanto d’integrità, ma anche di rottura e, come tale, va accolta.
Il dolore, per i giapponesi, non incarna un sentimento vergognoso, da estirpare o da occultare, così come l’imperfezione estetica non rappresenta un elemento capace di rovinare l’armonia di una figura; le crepe dell’oggetto rotto non vanno nascoste né mimetizzate ma valorizzate, esattamente come le cicatrici, i difetti fisici e le ferite dell’anima non vanno celate ma esibite senza imbarazzo, essendo le stesse parte dell’uomo e della sua storia.
Una filosofia assai distante da quella tipica delle società occidentali, nelle quali il valore affettivo è sempre più spesso sacrificato a quello materiale, la sofferenza è considerata un sentimento sterile, anziché un moto dell’anima grazie al quale ciascuno ha la possibilità di comprendere più a fondo se stesso e di reinventarsi ridisegnando la propria esistenza, e i difetti fisici sono drammatizzati e camuffati in nome dell’aderenza al modello di perfezione estetica irraggiungibile proposto dai mezzi di comunicazione, invece che valorizzati in quanto elementi di fascino e di unicità.
Il Kintsugi, attraverso, l’arte, ci dimostra che da una ferita risanata, dalla lenta riparazione conseguente a una rottura, può rinascere una forma di bellezza e di perfezione superiore, lasciandoci così intendere che i segni impressi dalla vita sulla nostra pelle e nella nostra mente hanno un valore e un significato, e che è da essi, dalla loro accettazione, dalla loro rimarginazione, che prendono il via i processi di rigenerazione e di rinascita interiore che ci rendono delle persone nuove e risolte.
D’altronde, anche le perle nascono dal dolore, dalla sofferenza di un’ostrica ferita da un predatore: altro non è, una perla, che una ferita cicatrizzata….
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Dott.ssa Verdiana Cilona
Fonti :
Dalila Giglio https://www.ilquorum.it/kintsugi-le-cicatrici-doro/
https://it.wikipedia.org/wiki/Kintsugi