La prima relazione sui “bambini indaco”, risale alla pubblicazione del libro “Understanding your life through color” (Capire la propria vita attraverso il colore)di Nancy Ann Tappe, nel 1986, la quale è stata in grado di definire il carattere generale degli esseri umani per mezzo del colore della loro “aura”. Questa personalità lavora nel campo della parapsicologia, dopo una preparazione filosofico-teologica. La facoltà di percepire l’aura degli uomini, le ha permesso di stabilire, con una certa sicurezza, data dalla regolarità e frequenza del fenomeno, che questi nuovi nati, emanano un’aura “blu-indaco”: di qui la denominazione divenuta universale.
Invece l’altra denominazione “bambini delle stelle” è a carico del Prof. Georg Kuehlenwind, antroposofo e insegnante di fisica all’università di Budapest, con la pubblicazione del suo libro “Star Children” nel 2002, presso le edizioni Triades di Parigi.
Nel 2002 nella rivista “Kairòs” sono apparsi due articoli: uno di Clara Romanò e l’altro come intervista al prof. Kuehlenwind sui “bambini delle stelle”.
Nel 2003 è uscita, per le edizioni Macro, la traduzione in lingua italiana del libro “I Bambini Indaco” di Lee Carrol e Jan Tober – conferenzieri a livello internazionale su l’autodisciplina e potenziamento della facoltà umane – composto da interviste coi genitori, altri educatori e specialisti del campo – e con un tentativo di interpretazione del medesimo da varie prospettive.
E ancora nel 2003, Paola Giovetti ha pubblicato il libro “Indaco” – bambini indaco – realtà del terzo millennio”, per le Edizioni Mediterranee ,che assomma una grande quantità di risultati di varie ricerche, interviste, e considerazioni da svariati aspetti del conoscere.
Qui verrà presentata una sorta di sintesi dei vari aspetti e risultati.
Una considerazione generale è la seguente: viene operata una distinzione fra facoltà nuove e a volte straordinarie di questi bambini, e il loro comportamento “difficile” in determinati casi. Sempre restando valida un’altra considerazione, che indica come non tutti i bambini “difficili” sono bambini “indaco” e viceversa: vanno dunque operate caute e attente distinzioni. Per cui si può dire che si possono delineare – sempre in via di massima in quanto ogni bambino è sempre un “individuo” – tre motivi principali:
– bambini indaco con particolare e chiaro destino e senza problemi e disturbi
– bambini indaco i quali, per vari motivi, diventano “difficili” da gestire, con problemi di attenzione (DDA = Disturbo da Deficit di Attenzione) – e iperattività (DDAI = Disturbo per Deficit di Attenzione e Iperattività)
– bambini affetti da problemi di attenzione e iperattività.
Quanto segue è un tentativo di “capire” di cosa si tratta, e quale elemento nuovo è intervenuto ed interviene in modo sempre più massiccio, sì da rendere le nuove generazioni degne di un’attenzione particolare.
Secondo l’opinione del Kuehlenwind
“la nuova generazione dei “bambini delle stelle”è composta da anime umane estrema-
mente evolute, come luminosissime stelle. Distingue questi bambini la presenza di un sé cosciente, che si manifesta nel loro sguardo o nella loro espressione. Sono coscienti fin da piccolissimi, prima ancora di pronunciare la parola “io”.
Una seconda differenza ancor più importante è che questi bambini percepiscono i pensieri e sentimenti di chi li circonda. Sentono quello che stai pensando!
Posseggono una “comunicazione diretta”, che è la fonte della nostra comprensione, della nostra ispirazione e delle nostre idee……… E pensano in “immagini” che, secondo me, significa pensare con l’aiuto della conoscenza “senziente” (cioé non razionale come di norma). Si tratta di una “immagine vivente” che si sviluppa e modifica senza fine: non rimane fissa, immobile.
Importante è sapere che un bambino più cosciente non può essere trattato “da bambino”, ma come un essere già responsabile di se stesso. Altrimenti questi bambini possono diventare bambini “difficili” e anche portatori di DDA o anche DDAI.
Il “rispetto e riconoscimento” della loro effettiva condizione è estremamente importante. Per cui è sempre bene coinvolgerli direttamente in tutte le decisioni che li riguardano”
Ecco come li descrivono Lee Carroll e Jan Tober nel loro libro “The Indigo Children”.
“…Un Bambino Indaco è una creatura che possiede attributi psicologici insoliti e particolari e che ha un modello comportamentale diverso da quelli a cui siamo abituati. Di conseguenza, molto spesso i genitori di questi bambini si trovano spiazzati ed impreparati nel difficile compito di educare i loro figli. Ignorare questi nuovi modelli significa creare squilibrio e frustrazione nella mente di questi preziosi bambini. Ci sono diversi tipi di bambini Indaco, ma per ora ci limiteremo a darvi un elenco delle loro principali caratteristiche con i più comuni modelli comportamentali.
– Vengono al mondo con un senso di regalità (e spesso agiscono con regalità)
– Pensano di “meritarsi di essere qui” e sono sorpresi quando gli altri non condividono questo loro punto di vista.
– Non hanno problemi di autostima. Spesso essi dicono ai loro genitori “chi sono”.
– Hanno difficoltà ad accettare l’autorità (soprattutto quando è imposta ed immotivata).
– Si rifiutano di fare alcune cose. Per esempio non amano aspettare in coda.
– Si sentono frustrati dai metodi tradizionali che non richiedano l’impiego della loro creatività.
– Spesso, sia a casa sia a scuola, trovano la soluzione più logica per fare le cose, il chè può farli apparire anticonformisti e ribelli.
– Sembrano asociali a meno che non si trovino con i loro. simili. Se non ci sono bambini con la loro stessa consapevolezza, si sentono incompresi e tendono a chiudersi in se stessi. L’ambiente scolastico è spesso estremamente difficile per loro.
– Non rispondono a discipline basate sul senso di colpa.
– Non si sentono in imbarazzo a parlare delle loro necessità….. ”
E’ importante rendersi conto che questi bambini possiedono un’ estrema sensibilità, sono molto intuitivi e sono in grado di sentire che cosa c’è nella nostra mente e nel nostro cuore. Vengono sul Pianeta Terra per aiutare l’umanità a progredire verso il bene supremo, per farci capire che non esistono diversità o differenze e che tutti noi facciamo parte del grande IO SONO. Per far ciò, richiedono da tutti noi comprensione e tolleranza, amore incondizionato, apertura, integrità morale e sincerità. La sfida che i genitori devono affrontare è imparare a considerarli bambini “normali” e a trattarli come tali. E’ importante saper riconoscere i l loro valore, apprezzare le loro doti, imparare a valorizzarle, ma nello stesso tempo permettere loro di vivere la loro infanzia come qualunque altro bambino. Discriminarli o trattarli come “diversi” può rendere la vita complicata sia per loro sia per i genitori o per gli insegnanti e può avere gravi conseguenze sullo sviluppo armonioso della loro personalità.
All’inizio degli anni ottanta, quando i primi Indaco incominciarono ad arrivare, nessuno sospettava che si trattasse di una nuova generazione di bambini. Essi sembravano avere attributi psicologi ed atteggiamenti molto diversi da quelli a cui eravamo abituati. Spesso erano bambini iperattivi, disattenti, ribelli ad ogni forma di disciplina imposta, e si pensava che le difficoltà che si incontravano nell’educarli fossero da imputarsi alla società, alla mutata struttura familiare, allo sviluppo tecnologico, alla violenza esaltata nei programmi televisivi, all’aumentato benessere, ecc…
Negli Stati Uniti questo ha portato i genitori a richiedere l’aiuto di psicoterapeuti, che sempre più spesso “tenevano tranquilli” questi bambini con psicofarmaci. Questa tendenza allarmante è andata aumentando nel tempo, in maniera esponenziale, e sta prendendo piede anche in Europa (è di poche settimane fa un trafiletto apparso su un settimanale a tiratura nazionale che parlava della facilità con cui bambini particolarmente irrequieti vengono trattati con psicofarmaci). Non si conoscono le conseguenze a lungo termine di questo abuso di “droghe legalizzate” ma la violenza tra i giovani è un fenomeno preoccupante, per cui viene spontaneo chiedersi se esista una correlazione.
Le principali sfide che i Bambini Indaco dovranno affrontare sono soprattutto legate alle loro relazioni con gli altri. Essi hanno bisogno di molta attenzione e considerazione e soffrono se la loro visione della vita, basata essenzialmente sull’amore, viene fraintesa o, peggio ancora, ridicolizzata. Alcuni di loro possono pertanto avere problemi a relazionarsi con bambini “normali” o con adulti ancorati alle vecchie metodologie. Può così accadere che questi bambini, provvisti di una grande immaginazione, di grandi facoltà intellettive, di una forte mentalità tecnologica e di elevate doti morali, ma iperattivi ed incapaci di usare il pensiero lineare a cui siamo abituati, vengano etichettati come affetti da “disordine da deficit di attenzione” e vengano di conseguenza trattati con psicofarmaci per aiutarli a rientrare nella “normalità”. Tutto questo può avere un forte impatto sulla loro personalità, diminuire la fiducia nelle loro capacità e portarli a scollegarsi dalla loro parte divina.
A questo punto della nostra evoluzione, dobbiamo comprendere l’importanza del ruolo che questi preziosi bambini, arrivati tra noi con un bagaglio di grande consapevolezza, si sono assunti. Se sapremo riconoscere il loro valore, capirli ed apprezzare le loro doti intellettuali e morali, se non instilleremo in loro il senso di colpa e la paura, da cui sono totalmente esenti, se li aiuteremo a seguire la loro passione, essi saranno i nostri migliori maestri, ci insegneranno a guardarci dentro ed a scoprire quelle verità interiori che per troppo tempo non abbiamo saputo o voluto riconoscere. Apriamo dunque il nostro cuore ed il nostro Spirito ed accettiamo i preziosi doni che queste creature meravigliose, con amore infinito, ci offrono.
Robert Ocker scrive :
“Siamo ad una svolta cruciale, un vero e proprio salto di paradigma nel campo dell’edu-
cazione e della crescita del bambino. L’educazione dei ragazzi del XXI secolo, richiede una nuova visione. Abbiamo bisogno di capire a fondo l’esistenza umana, per praticare una pedagogia reale e globale, che sia al servizio dell’umanità del nuovo millennio…….
Gli educatori del XXI secolo, arriveranno a conoscere e guidare l’essere umano in via di sviluppo, offrendo il dono della “disciplina interiore”. Con l’intuito e con la saggezza, aiuteremo bambini di carattere a diventare individui responsabili, motivati e ricchi di risorse.
Dobbiamo insegnare ai nostri bambini “come” si pensa e non “cosa” pensare. Il nostro ruolo non è tanto quello di trasmette “conoscenza” quanto “saggezza”………………………….
La mia visione del futuro dell’educazione è basata sull”amore incondizionato.
Questa è l’essenza del nuovo essere umano. Una reale educazione si prenderà cura del “corpo, dell’anima e dello spirito”, che dovrà restare profondamente libero e indipendente”.
I nuovi bambini, gli Indaco, sono venuti sulla terra per trasmetterci un concetto nuovo di umanità. Essi rappresentano dei doni per i loro genitori, per il pianeta e per l’intero universo.