Un attacco di panico è un’esperienza molto difficile da passare inosservata per chi la vive.
Questo evento è infatti caratterizzato dalla presenza di un’ansia intensa e pervadente, che può essere seguita da tachicardia, fiato corto e paura di morire/ impazzire ed è spesso associato a periodi di forte stress e stanchezza.
Quando si smette di pensare al Sé, ai REALI desideri, l’Io inizia infatti a reclamare attenzioni con questo tipo di manifestazioni.
Questo avviene quando si dedicano tutte le energie solo al FARE o all’APPARIRE invece che all’ESSERE.
Quando accade tutto ciò significa che per lungo tempo si è persa infatti la connessione con se stesso.
Non si ha a che fare quindi con un Io che raggiunge un livello di coscienza più comprensivo, una personalità integrata che riconosce corpo, emozioni, mente, anima e spirito e si colloca in una relazione più creativa con la realtà, ma con un Io strutturalmente debole che, frustrato e stressato dal suo sforzo narcisistico di controllo/negazione del mondo e delle sue leggi, si abbandona alla regressione.
Gli attacchi di panico rappresentano allora un forte segnale da non ignorare, anche se molte persone che soffrono di questo disturbo inizialmente rifiutano l’idea che ci sia qualcosa che nella loro vita non vada.
Avendo un modo di pensare e di vedere spesso troppo limitato risulta spesso difficile capire il perché di alcuni avvenimenti, ossia la fonte di molti problemi che si manifestano sul piano psicofisico.
Quello che viene spesso perso è ciò che ci lega al “sacro”, all’invisibile e se pensiamo che il mondo “è tutto qui”, se immaginiamo che le pareti si restringano, e che tutto si riduca ad uno spazio angusto e circoscritto, allora entriamo in quello stato di finitudine di cui parlava C. G. Jung, e ci sembra di soffocare, di morire.
Proprio questo intendeva Jung quando affermava che gli dèi che abbiamo rimosso dalla nostra consapevolezza nell’inconscio, sono diventati sintomi. La forza vitale e gli istinti repressi se non li ascoltiamo e riconosciamo, diventano causa dei nostri più grandi conflitti interiori.
Il panico, in verità, viene proprio da un mondo antico, fatto di riti e di leggende, infatti la parola “panico” deriva da Pan, il nome di un antico dio greco, divinità dei boschi e della natura, dall’aspetto spaventoso e inquietante perché mezzo uomo e mezzo animale. Se fosse compreso il dio Pan non avrebbe più motivo di spaventare nessuno perché non si sentirebbe più scacciato o giudicato, ma compreso nella sua vera natura…
Dicendolo in breve, Pan è l’ombra.
Ecco il perché di un personaggio come Peter Pan, alla ricerca quasi costante dell’ombra, perché sta cercando se stesso. La sua è una Caccia all’Anima.
Pan è uno specifico tipo di “Anima”: è il dio-capro, il dio della natura selvatica, della forza rigogliosa e generatrice senza fine, del sesso, del pan-ico (paura).
Il celebre Peter Pan è infatti questo ragazzino che non vuole (o non può?) crescere, guida dei Bimbi Sperduti, capace di volare e di portarli all’Isola che Non-C’è, Peter è in realtà l’immagine benevola di una forza primigenia potentissima, capace di incutere “timore pan-ico” .
Rappresenta la forza della natura Selvaggia che scorre in ognuno di noi, intollerante agli schemi razionali, ai vincoli morali, alle norme comportamentali. Il suo seme è Vita, è l’Anima che si dimena tra i mille compromessi, perché vuole tornare alla sua realtà originaria, selvatica.
In definitiva, Pan o Peter Pan, rappresenta il desiderio del ritorno alla Natura.
“Pan ci dice che il più forte desiderio della natura ‘dentro di noi’ è di unirsi con se stessa nella consapevolezza…”
– Saggio su Pan, James Hillman
Il panico quindi, altro non è che un dio, ossia la vita, una vita che irrompe in una stanza troppo stretta dove i ragionamenti sono troppo “limitati”, se il modo di vedere è ridotto, il mondo risulta come rimpicciolito ed è allora che subentrano gli attacchi di panico e le manifestazioni di ansia, che altro non sono che gli sfoghi dell’Anima. Un’Anima che si sente opprimere dal modo di vedere la realtà. Non è tanto la realtà che opprime, quanto il modo di vederla.
Pan, si manifesta quindi per far innamorare di nuovo della vita, e lo fa con i suoi modi “bruschi”, perché solo così sa farlo. Non significa che voglia far del male, ma mostra piuttosto il male quando viene persa la capacità di sognare, di immaginare, perdendo la conoscenza dei riti, delle favole e delle leggende. Quindi, per innamorarsi della vita, senza essere intimorito dal dio Pan, dagli attacchi di panico e senza provare quella sensazioni di ansia, bisogna ritrovare quel “antico” modo di vedere la realtà. Ossia vi è il bisogno di tornare ad essere, e a sentire, come bambini che sognano le avventure di cavalieri e principesse, tornando a fantasticare, e ad espandersi verso nuove realtà, immaginando nuove situazioni, come se fossimo in una fiaba che colloca nel senza tempo del mito, della leggenda, del rito.
La mente infatti cambia con il cambiare dell’immaginazione: esperienze alternative costruiscono differenti processi di pensiero. Credere nel potere della propria immaginazione e dei propri sogni rappresenta quindi un grande antidoto contro i turbamenti dell’Anima.
FILMTERAPIA: Immagini tratte dal film consigliato Peter Pan (2023)
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Articolo a cura di Il Percorso Profondissimo
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Fonti :
https://www.tragicomico.it/attacchi-di-panico-ansia-anima
https://www.deborastranieri.it/consulenza-psicologica-per-attacchi-di-panico